Non ci sono tutù, bensì giarrettiere, attillatissimi bustini neri e tacchi a spillo, ballerine che si muovono come spogliarelliste e che si lasciano trasportare da desideri e piaceri sessuali. Niente di nuovo per il palscocenico londinese, dove ogni stagione porta qualche trasgressione; una novità assoluta per la Royal Opera House, il tempio della lirica di Covent Garden, dove sono più di casa Tosca, Boheme e il Lago dei Cigni.
TUTTO ESAURITO - Se generalmente spetta al Coliseum fare notizia - considerato il teatro lirico più «populista» dove l'opera è in inglese e non in lingua originale - questa volta la ROH ha rubato i riflettori con una nuova messinscena de I sette peccati capitali, spettacolo di danza, recitazione e musica frutto di una collaborazione tra Kurt Weill e Bertolt Brecht. Nelle mani di un coreografo giovane e brillante, Will Tuckett, è diventato per il pubblico un appuntamento da non perdere - trovare i biglietti è quasi impossibile -, ma non ha accontentato tutti.
LE CRITICHE - «Purtroppo di recente la tendenza è questa - si è lamentato John Travis, a capo del British Ballet Organisation -. C'e' una sensazionalizzazione e una sensualizzazione della danza che non rispecchia i criteri di una volta. Dovrebbero esserci dei limiti. Non si dovrebbe andare a vedere un balletto classico e trovarsi di fronte un cast mezzo nudo». Se qualche critico ha storto il naso, il Sun, il lettissimo tabloid di Rupert Murdoch, è rimasto entusiasta. Tanto che per i suoi lettori ha indetto un concorso mettendo in palio una manciata di biglietti.
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